Era il 2 giugno del 1992, proprio il giorno in cui in Italia si festeggia la Repubblica, quando a bordo del panfilo di sua maestà la regina HMY BRITANNIA, una serie di manager ed economisti discussero del problema delle privatizzazioni nel nostro paese. In quell’occasione passò a salutare anche l’allora Direttore Generale del Ministero del Tesoro Mario Draghi.
Da lì a poco, esattamente il 28 giugno del 1992, prese il via il primo governo Amato ed il 10 luglio con il decreto n.333 furono trasformate in S.P.A. IRI, ENEL, ENI, INA e successivamente le Ferrovie dello Stato.
Si comincia intanto, anche ad attaccare il lavoro con il decreto legge n.20 del febbraio del 1993, tramite il quale si avvia la privatizzazione dei rapporti di lavoro all’interno delle pubbliche amministrazioni
Poi, a luglio del 1993, con Ciampi al governo ed in maggioranza, tra gli altri, la Democrazia Cristiana, il Partito Democratico della Sinistra, i Socialisti e i Verdi e all’opposizione, Partito della Rifondazione Comunista, Movimento Sociale e Lega Nord, si comincia a smontare il gruppo SME (azienda pubblica controllata dall’IRI) , di cui laNestlé acquisiscei marchi Motta,Alemagna, La Cremeria, Antica Gelateria del Corso, Maxicono, SurgelaMarefresco, La Valle degli Orti, Voglia di pizza, Oggi in Tavola.
Adicembre si avvia la dismissione totale della quota detenuta dell’Iri nel Credito Italiano, di quella detenuta dall’Eni nel Nuovo Pignone e la dismissione da parte dell’Eni delle società controllate AGIP e SNAM, previa quotazione in borsa delle stesse. Quindi, a seguire, la dismissione delle partecipazioni detenute dal tesoro in Banca Commerciale Italiana, Credito italiano, ENEL IMI, STET, AGIP ed INA.
Dopo aver ubbidito agli imperativi neoliberisti sul piano strettamente economico, per rafforzare l’ideologia e renderla agli occhi dei cittadini una unica ed intoccabile verità, è ovviamente necessario procedere in campo culturale, nonché completare l’opera in tema di politiche del lavoro.
Si inizia con il primo governo Prodi e l’introduzione della liberalizzazione del mercato del lavoro e l’introduzione del lavoro interinale (Treu e Bassanini), fino all’inizio della dismissione dell’intero patrimonio culturale.
In cima alla lista c’è la trasformazione del Centro Sperimentale di Cinematografia, un ente pubblico, in fondazione (Scuola nazionale di cinema) e della Biennale di Venezia, anche questo un ente pubblico, in una persona giuridica privata (Società di cultura La Biennale di Venezia).
Con il governo D’Alema (partecipanti a vario titolo: Mattarella, Berlinguer, Minniti, Letta, Amato, Dini, Ciampi, Diliberto, Bersani, Fassino, Bindi…), si completa il lavoro iniziato autorizzando la privatizzazione della Giunta centrale per gli studi storici, dell’Istituto italiano di numismatica, dell’IstitutoStorico Italiano per il Medio Evo, dell’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, dell’Istituto italiano per la storia antica, dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, dell’Ente per le ville vesuviane, della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani”, dell’Ente “Casa di Oriani”, del Centro nazionale di studi leopardiani, dell’Istituto di studi filosofici “Enrico Castelli”, dell’Istituto italiano per la storia della musica, dell’Istituto italiano di studigermanici (Roma), dell’Istituto nazionale di studi verdiani (Parma), del Centro nazionale distudi manzoniani (Milano), dell’Ente “Casa Buonarroti” (Firenze), dell’Ente “Domus Galileana” (Pisa), dell’Istituto “Domus mazziniana” (Pisa), del Centro nazionale di studi alfieriani (Asti), dell’Istituto nazionale di studi sul rinascimento (Firenze), dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia(Milano), dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte (Roma), del Centro internazionale di studi di architettura “Andrea Palladio”(Vicenza), dell’Istituto internazionale di studi giuridici (Roma), del Centro italiano di studi sull’alto medioevo (Spoleto), dell’Erbario tropicale di Firenze, dell’Ente nazionale della cinofilia italiana.
Infine, nel febbraio 2010 la Corte dei Conti, a processo ormai concluso, in un suo documento spiega che l’aumento di redditività delle aziende privatizzate, non fu dovuto ad una maggiore efficienza, ma semplicemente agli aumenti delle tariffe, senza peraltro investimenti consistenti volti a migliorare i servizi.
All’alba della caduta del Muro di Berlino, c’era evidentemente la possibilità di ridefinire e studiare un modello alternativo di società. Ma allora ciò non interessò e con il passare del tempo, molti dei personaggi di questa breve articolo, hanno rappresentato e portato avanti nella rappresentazione sociale, ideali di sinistra, creando proprio ciò che andava creato: una rivoluzione, ma di stampo neoliberista.
La sinistra che si fa promotrice della realizzazione dell’ideologia neoliberista: è questa la vera rivoluzione del XX secolo, purtroppo dal lato sbagliato della storia.
Oggi è però necessario svelare, comprendere e non dimenticare queste responsabilità politiche, altrimenti non saremo mai in grado di cambiare rotta.