La relazione che vale è quella ‘calda’, quella cioè che ci impegna con tutti i sensi, quella che ci permette di essere completamente, quella che non può sopportare distanze troppo lunghe, che rischierebbero di indebolirne l’autenticità.
Eppure oggi sembra che l’unica ragione di una relazione sia la sua ineffabilità, il suo essere una virtuale espressione su di un anonimo schermo.
Abbiamo appaltato la nostra umanità ad un ente privato, che così ci permette di essere. Mai nella storia è successo questo, mai nella storia si è arrivati alla cessione di una parte di sé ad un soggetto privato il quale potrebbe, in ogni momento, disporne a piacimento.
La ‘privatizzazione dell’essere’ sembra l’ultimo traguardo dell’ideologia neoliberista, l’apoteosi finale, l’ultimo segno della sua potenza distruttrice.
La ‘liquidità’ della condizione odierna, lascia che le relazioni galleggino come bottiglie vuote, innocue e solitarie, spinte da flussi prodotti dagli stessi manovratori della piscina.
L’unica possibilità è davvero ridefinire una solidità relazionale, che possa fare da attrattore per le emozioni, i pensieri, le speranze.
Ricostruire comunità, come isole nella corrente.